La tradizione giapponese dell'haiku è concentrata principalmente sulla natura. In ogni caso, qualsiasi sia il soggetto, l'haiku ha una caratteristica principale: è molto corto.
Annuncio Sponsorizzato
Annuncio Sponsorizzato
Cos'è un haiku
L'haiku è una poesia composta da tre righe. La prima e la terza hanno 5 sole more (spesso erroneamente indicate come sillabe), mentre quella di mezzo ne ha sette. Per essere più precisi, invece di more si dovrebbe parlare di "on", un'unità fonetica giapponese usata nelle poesie. L'haiku presenta dunque un pattern 5-7-5.
La storia dell'haiku iniziò nel Medioevo, ma i primi più grandi maestri sono vissuti nel XVII secolo. All'inizio veniva chiamato "hokku". La scuola di Matsuo Bashō (vissuto tra il 1644 e il 1694) gli conferì il nome con cui lo conosciamo oggi.
Attraverso il racconto di un'impressione, apparentemente impersonale, l'haiku induce al lettore un'esperienza sensoriale. Questo viene effettuato soprattutto attraverso i riferimenti alla natura, spesso indicatori delle stagioni dell’anno (il riferimento stagionale è detto kigo). Molti sostengono che l'haiku dovrebbe raccontare esperienze oggettive, e non soggettive (anche se non è sempre così).
L'haiku deve contenere delle parole o degli elementi detti kireji, che fungono da sostegno strutturale alla frase. Quando messe alla fine di un verso, queste parole forniscono un senso di chiusura. Ad esempio, alla fine della frase, "ka" indica una domanda, mentre "kana" indica stupore.
Lo stato d'animo nell'haiku
Nell'haiku si concretizzano quattro stati fondamentali dell’animo umano: sabi, wabi, aware e yûgen. Si tratta di termini complessi, che indicano esperienze umane sfumate e difficili da descrivere.
Sabi è la quiete, la pace, la serenità trovata nella contemplazione, favorita dalla solitudine. Si tratta di un distacco dalle cose, non doloroso ma consapevole, senza tristezza o rimpianto.
Nella sera luccica
il ventre delle trote
nell’acqua bassa
(Uejima Onitsura)

Bagliori del tramonto a Seta. Del maestro di ukiyo-e Hiroshige // Wikimedia // PD
Wabi è la malinconia dell'artista, ma non solo. Si tratta del momento in cui ci si scuote via la tristezza, si esce dalla rassegnazione e dalla passività.
È primavera
Una collina che non ha nome
Velata nel mattino
(Matsuo Bashō)
Mono no aware è un senso acuto di desolazione, scaturito dalla partecipazione alla bellezza della natura e dalla consapevolezza della caducità delle cose, del tempo e delle stagioni che si susseguono mai uguali se pur simili. Non è una sofferenza ma una presa di coscienza del fatto che non è possibile fermare il costante fluire del tempo.
Questo mondo come goccia di rugiada –
È forse una goccia di rugiada,
Eppure – eppure –
(Kobayashi Issa)
Yûgen, infine, è la percezione di qualcosa di strano e misterioso, l'allusione a qualcosa di ignoto impossibile a scoprirsi. Si tratta del “velo” che ricopre le cose rendendo la loro percezione sfumata, misteriosa.
È primavera
Una collina che non ha nome
Velata nel mattino
(Matsuo Bashō)

Hiroshige. Barche da pesca su un lago
Annuncio Sponsorizzato
Annuncio Sponsorizzato
Come scrivere un haiku
Le caratteristiche principali di un haiku sono le seguenti:
- L'haiku ha tre righe
- Contiene 5 more nella prima riga, 7 nella seconda, 5 nell'ultima
- Non ha rime
- Contiene un riferimento a una stagione(kigo)
- Parla di elementi o fenomeni naturali
- L'haiku ha due soggetti messi in giustapposizione
Il kigo contenuto dall'haiku può essere una metonimia (sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato): si possono utilizzare animali, frutta, pietanze, agenti atmosferici o festività. Il kigo serve a "scrivere il tempo" e a raccontare il suo fluire.
La giustapposizione delle immagini si realizza attraverso uno stacco, detto kire.
Un elemento importante dell'haiku è un "annullamento dell'io" dell'autore. Non devono esserci richiami ad esso. Piuttosto, come diceva il semiologo Roland Barthes, si può dire che "il tempo dello haiku è senza soggetto: la lettura non ha altro ‘io’ se non la totalità degli haiku di cui questo ‘io’, per una rifrazione all'infinito, non è che il luogo di lettura". L'esperienza sensoriale immediata, spesso incentrata su elementi naturali, è ciò che vuole trasmettere l'haiku.
Maestri di haiku famosi e le loro opere
Come abbiamo già accennato, Matsuo Bashō è considerato il massimo esponente della poesia haiku. Visse nel periodo Edo. Nato a metà del XVII secolo, divenne monaco zen e praticò la poesia a tali livelli da avere presto una propria scuola. Era un viaggiatore instancabile e spesso questo elemento si trova nei suoi componimenti.

Ritratto di Bashō realizzato dal grande artista Hokusai
La sua estetica concilia i dettami dello zen con caratteristiche nuove, come la semplicità scarna, la rappresentazione della natura ma anche della vita popolare.
Il silenzio
penetra nella roccia
un canto di cicale
(Bashō)
Un altro stile di haiku venne sviluppato da Yosa Buson (1716–1783). Buson è considerato come uno dei più grandi maestri di haiga, un'arta che combinava pittura e poesia. Il suo amore per la pittura traspare, in qualche modo, anche nei suoi haiku.
pare invecchiato
il salice accanto
alla casa del tè
(Buson)

Un approccio particolare alla poesia haiku, molto individualistico, fu sviluppato da Kobayashi Issa (1763–1827). La sua infanzia difficile e la sua povertà sono evidenti nella sua poesia, e contribuirono a rendere l'haiku più popolare tra le classi meno agiate.
Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.
(Issa)