Oggi, la frenesia della vita quotidiana contemporanea ci porta spesso ad essere assorbiti nel presente, rischiando di perdere di vista ciò che conta davvero. Ci dimentichiamo che ogni minuto conta. Secoli fa, invece, anche chi era obbligato a passare tutto il giorno ad una scrivania trovava un modo per ricordare che la vita è breve. Tra le tante opzioni di arredamento per scrivania, nel XVI secolo ce ne erano alcune che erano veri e propri memento mori.
L'iconografia della morte incoraggiava a riflettere sulla natura fugace dell'esistenza, ed è per questo che sulle scrivanie di alcuni uffici potevano apparire statuette di cadaveri in decomposizione. Nel 1520, ad esempio, l'artista tedesco Hans Leinberger realizzò la scultura in legno di uno scheletro a cui sono ancora attaccati lembi di pelle, in procinto di cascare a terra.

Nell'Europa del XVI secolo, la produzione artistica ricordava spesso la mortalità del corpo, per incoraggiare a rimanere umili e poco legati ai beni materiali. Gli esempi arrivati fino a noi sono molteplici: tombe, anelli, stuette da ufficio e opere d'arte su larga scala.
La raffigurazione di un cadavere in piedi, con una serie di costole esposte e ricoperte da lembi di carne strappata, era abbastanza comune. A volte le figure tenevano in mano un oggetto: quella di Leinberger ha una pergamena con un'iscrizione in latino che si può tradurre: "Sono ciò che sarai tu. Ero ciò che sei. Per ogni uomo è così".

Un esempio di statua a grandezza naturale, risalente alla stessa epoca, è invece quello di René de Chalon, un principale francese che morì a 25 anni, nel 1544, durante l'assedio di Saint-Dizier. La scultura mostra il cadavere essiccato del principe che tiene in mano il suo stesso cuore.
Più avanti, dopo il Rinascimento, continuarono ad essere realizzate delle statuine portatili metà umani e metà scheletri, ma un po' meno cruenti. Il messaggio, però, rimaneva sempre lo stesso: ricordati che morirai.



