Gli yamabushi hanno una lunga storia, decisamente interessante. Letteralmente, yamabushi significa "colui che si nasconde tra le montagne". Questi monaci erano degli eremiti, seguaci della dottrina Shugendō, che combinava elementi buddhisti e shintoisti. Il loro era un culto sincretico (una fusione di differenti elementi culturali). Al buddhismo si affiancavano aspetti dello sciamanesimo. Ma gli yamabushi frequentavano anche i ninja, e da loro si facevano insegnare diverse tecniche di combattimento.
Come se questo non bastasse, un'antica leggenda voleva che questi asceti possedessero dei veri e propri poteri magici, in grado di renderli guerrieri invincibili. Questa credenza derivò probabilmente dalle pratiche di meditazione rigorose a cui si sottoponevano gli yamabushi, dopo aver scelto spontaneamente di vivere nel clima rigido e nei boschi selvaggi di montagne sacre come il Dewa Sanzan e l'Omine.
La loro dottrina poneva grande attenzione alle pratiche di resistenza fisica. Attraversavano a piedi nudi fiumi gelidi, meditavano sotto le cascate e camminavano per molti chilometri per sentieri poco battuti. Passavano le notti a meditare in cima alle montagne. Lo sforzo fisico permetteva loro di conquistare una spiritualità più elevata. Per questo gli asceti venivano ingaggiati come guaritori, al pari del loro corrispettivo femminile, le miko, donne sacerdotesse della cultura giapponese.

Gli yamabushi nacquero come individui (o piccoli gruppi) isolati di eremiti. La fondazione precisa di questa traduzione è immersa nell'ombra. Una figura mitica collegata alla nascita dello Yamabushi è En no Gyoja, ma non ci sono evidenze storiche che confermino la sua esistenza.
L'isolamento, lo studio e la contemplazione della natura permettevano ai monaci di contemplare anche sé stessi. Ma benché vivessero rispettando pienamente la natura, non erano del tutto pacifici. A volte combattevano a fianco di ninja e samurai. Erano ritenuti abili praticanti del nijutsu, l'arte dei ninja. Pare che i monaci assoldassero spesso i ninja per combattere insieme. I ninja, del canto loro, si travestivano spesso da monaci, per passare inosservati.
I praticanti dello Shugendō di oggi sono gli yamabushi moderni. Con tuniche bianche e trombe horagai, costruite con una conchiglia gigante, abitano ancora le montagne sacre, ricche di boschi e sentieri ripidi. Oggi, però, i loro monasteri sono aperti ai pellegrini.

