Per migliaia di anni, la tubercolosi è stata una delle più terribili piaghe dell'umanità. Esisteva già in India, 3300 anni fa, e ai tempi dell'antica Grecia Ippocrate la chiamava "la più considerevole delle malattie che sono prevalse". Ancora nel XIX secolo, nel mondo occidentale, le epidemie di tubercolosi mietevano vittime su vittime, e gli infetti sembravano deteriorsi, consumarsi dall'interno.
La tubercolosi, però, trovò uno dei suoi più valosori nemici nel dottore e microbiologo tedesco Robert Koch. Con estrema dedizione, Koch identificò il batterio responsabile della malattia. Una scoperta, questa, che lo portò ad aggiudicarsi il premio Nobel, che lo riconobbe come uno dei più grandi guerrieri dell'umanità nella sua millenaria battaglia contro le malattie infettive.
L'inizio della carriera di Robert Koch e gli studi sull'antrace
Nato nel 1843 in una piccola città mineraria della Sassonia, Robert Koch era un bambino vitale e curioso. Studò medicina a Göttingen e finì il dottorato nel 1866. Si offrì volontario come chirurgo durante la Guerra Franco-Prussiana, per poi diventare medico in quella che oggi è Wolsztyn, in Polonia. Molti dei suoi pazienti, tra cui moltissimi contadini, stavano morendo di antrace, una malattia che colpiva anche (e soprattutto) il bestiame.
Robert Koch, spinto dalla brama di soddisfare la sua curiosità, creò un laboratorio in ufficio e si pose l'obiettivo di scoprire cosa fosse, di fattto, l'antrace. Andò a visitare le fattorie in cui mucche e pecore malate aspettavano di morire. Osservò le modalità con cui un animale in salute arrivava a perire nel giro di pochi giorni, man mano che il suo sangue cambiava colore e consistenza. Notò che le persone che erano a stretto contatto con il bestiame malato si ammalavano a loro volta, e morivano di polmonite.
Esaminando al microscopio alcune gocce del sangue denso e nerastro delle mucche morte, Koch vide strutture che avevano la forma di chicchi di riso. Il sangue di animali sani, invece, ne era del tutto sprovvisto. I "chicchi" scoperti dal medico altro non erano che Bacillus anthracis, già osservati in precedenza ma non ancora definitaivamente collegati all'antrace.
Kock dimostrò che il sangue infetto, una volta entrato in contatto con un organismo sano, poteva causarne la morte in due giorni. Il suo lavoro stupì la comunità scientifica tedesca e lo portò alla ribalta.
La scoperta dei batteri della tubercolosi e del colera
Nel 1880 il governo tedesco aprì un nuovo istituto di ricerca batteriologica, e Koch, forte delle sue scoperte sull'antrace, ne diventò il capo. Adesso non doveva limitarsi al suo laboratorio "casalingo", ma aveva una struttura pienamente equipaggiata e degli assistenti di ricerca esperti su cui poteva contare per studiare nuove malattie infettive.
Fu in questa fase che avvenne la scoperta più importante della sua carriera: il batterio responsabile della tubercolosi. Per scovarlo, Robert Koch ottenne dei campioni di tessuto umano infetto, e ne iniettò alcuni frammenti nei tessuti di 217 animali. Questi si ammalarono tutti, e nei loro tessuti brulicava lo stesso bacillo estratto dal tessuto umano. A quel punto la scoperta era chiara: anche il batterio della tubercolosi era stato identificato.
Koch, però, non si fermò qui. Nel 1883, quando in Egitto e in India ci furono dei nuovi focolai di colera, il medico vi si precipitò. Si sapeva già che il colera si diffondeva attraverso l'acqua contaminata, ma le tecniche di Koch riuscirono ad isolare e identificare il bacillo. Koch lo descrisse come "un po' piegato, come una virgola": il batterio sarebbe stato battezzato Vibrio cholerae.
L'eredità di Robert Koch e i suoi postulati
Identificando le cause della tubercolosi, divenne immediatamente più facile diagnosticarla, ma anche ridurre la sua diffusione aumentando l'igiene. I lavori rivoluzionari di Koch posero anche nuove fondamenta per metodologie di ricerca per gli scienziati che sarebbero venuti dopo di lui.
In particolare, i postulati di Koch offrono una utile guida per identificare i patogeni. Prima di tutto, il batterio deve essere riscontrabile in ogni caso di malattia. Poi, il microorganismo deve poter essere prelevato da un ospite infetto e fatto crescere in una cultura pura. In seguito, un soggetto sano inoculato con il batterio cresciuto in laboratorio deve potersi ammalare della stessa malattia. Il batterio, infine, deve poter essere ottenuto nuovamente dal soggetto a cui è stata indotta l'infezione.
Per onorare tutto il suo lavoro, a Koch è stato conferito il Premio Nobel per la Medicina nel 1905.