Quando Itaru Sasaki ha perso il suo cugino, nel 2010, ha scelto di costruire una cabina telefonica con le pareti di vetro su una collina dietro casa sua. Dentro, ci ha messo un telefono a disco sconnesso. Itaru ha concepito questo telefono come un modo per comunicare con i suoi cari scomparsi, per gestire meglio il dolore della perdita.
Un solo anno dopo, purtroppo, il Giappone è stato coinvolto in un disastro di proporzioni epiche: un terremoto seguito da uno tsunami, che ha causato a sua volta un disastro nucleare. La città natale di Sasaki, Otsuchi, era sulla costa ed è stata colpita da onde alte quasi 10 metri. Ben il 10% degli abitanti persero la vita.
Il "telefono del vento" di Sasaki, o kaze no denwa, venne messo a disposizione di un gran numero di persone che in quel momento soffrivano per la perdita di una persona amata. La voce si sparse e il telefono del vento parve a molti un modo efficace per affrontare il lutto. In tre anni dopo il disastro, si pensa che ben 10.000 persone abbiano raggiunto Otsuchi in pellegrinaggio.
Non serve aggiungere che il telefono offre una comunicazione soltanto unidirezionale. I visitatori compongono il numero dei parenti e degli amati, e gli raccontano gli ultimi eventi della vita, o esprimono i sentimenti necessari per elaborare il lutto. Diversi trovano conforto, sperando che in qualche modo i compianti riescano a sentirmi. Man mano che i residenti di Otsuchi affrontavano la ricostruzione della loro piccola città, questa piccola cabina telefonica li ha aiutati a ricostruire anche le proprie vite.
