"Non vedo, non sento, non parlo". Avrete sicuramente già sentito queste parole. Si riferiscono al male, ovvero al "non vedere il male", al "non sentire il male" e al "non parlare il male". Forse non conoscete però le origini di questa filosofia, e i motivi per cui queste parole vengono spesso associate a tre scimmiette, chiamate rispettivamente mizaru, kikazaru e iwazaru.
Le origini del principio "non vedo, non sento, non parlo"
Il principio "non vedo, non sento, non parlo" è con tutta probabilità molto antico. Nei Dialoghi di Confucio, scritti in Cina durante il Periodo delle primavere e degli autunni e il Periodo dei regni combattenti (circa 479 a.C. - 221 a.C.), troviamo scritto: "Non guardare ciò che è contrario alla correttezza; non ascoltare ciò che è contrario alla correttezza; non parlare ciò che è contrario alla correttezza; non fare movimenti contrari alla correttezza."
Verso l'VIII secolo dei monaci buddisti portarono questo proverbio in Giappone. Alla fine venne tradotto così: "mizaru, kikazaru, iwazaru", ovvero: "non guardare, non ascoltare, non dire". -zu/-zaru sono dei suffissi comuni utilizzati per la forma negativa di un verbo. -zaru, però, è anche un modo arcaico per indicare la scimmia. Non serve neanche aggiungere che è questo che ha portato ad associare il proverbio con le scimmie.
Nella tradizione buddista, questo detto serviva come ammonizione: non covate pensieri cattivi. Accanto alle tre scimmie compare a volte una quarta, in linea con le parole di Confucio: Shizaru, ovvero "non agisco" (il male).
Si può argomentare che il significato di questi proverbi non vuole affatto spingere ad ignorare il male (e meno che mai a minimizzarlo) ma piuttosto a non farsi contaminare. Teorie più moderne sul "non vedo, non sento, non parlo" citano il meccanismo dei neuroni specchio, per il quale assistere al male può avere effetti tossici e alimentare paure e perversioni interne.
Le tre scimmie sagge Mizaru, Kikazaru, Iwazaru
Storicamente, il motivo delle tre scimmie sagge si può ritrovare in tutta l'Asia. Le icone di Mizaru, Kikazaru e Iwazaru sono probabilmente state portate in India attraverso la via della Seta, e molto presto hanno raggiunto il Giappone. Nel periodo Edo, durato dal 1603 al 1868, si è assistito a una sempre più frequente rappresentazione delle tre scimmie nelle sculture buddiste, spesso accompagnate dalla divinità Shōmen-Kongō.
Il santuario di Tōshōgū a Nikkō
Nel 1617 venne costruito a Nikkō il tempio Tōshōgu, dedicato allo shōgun Tokugawa Ieyasu. Un altorilievo delle Tre Scimmie Sagge, realizzato per il tempio, è stato attribuito allo sculture leggendario Hidari Jingorō, la cui esistenza è ancora oggi oggetto di discussione. La decorazione mostra tre macachi giapponesi che rappresentano il non vedo (Mizaru), il non sento (Kikazaru) e il non parlo (Iwazaru).
Il mondo occidentale conobbe questa opera in particolare durante l'era Meiji (1868-1912). Fu allora che anche da noi iniziò a circolare il detto.