Non è così. In realtà, circa due milioni di anni fa, il ghiacciaio Taylor sigillò al proprio interno un piccolo serbatoio d'acqua, che conteneva intere comunità di microbi. Intrappolati dietro uno spesso strato di ghiaccio, i microbi sono rimasti lì fin da quel momento, isolati in quella che è una vera e propria capsula del tempo naturale. Evolvendosi indipendentemente dal resto del mondo, i microbi sono sopravvissuti in un luogo senza luce e senza ossigeno, e con pochissimo calore. Sono a tutti gli effetti un "brodo primordiale". Il lago intrappolato dal ghiacciaio ha una salinità elevatissima, ed è ricco di ferro, che conferisce alla cascata il suo colore così intenso. Una fessura nel ghiacciaio permette al lago subglaciale di fuoriuscire ogni tanto, senza contaminare l'ecosistema all'interno. Fluendo molto lentamente, le acque ferrose formano un deposito ben visibile sul ghiacciaio.
Le cascate di sangue e il loro ecosistema dimostrano che la vita può esistere anche in condizioni estreme, quantomeno sulla Terra. Non è detto che si possa estendere il ragionamento alla vita su altri pianeti, perché la vita sarebbe dovuta nascere in maniere molto differenti, ma rimane un dato molto interessante dal punto di vista scientifico. Le cascate di sangue, infine, sono decisamente suggestive alla vista.





