Matematica, astronoma e filosofa del IV secolo d.C, Ipazia di Alessandria è senza dubbio una figura che ci appare ancora oggi assolutamente notevole. Non soltanto per l'eccezionale intelletto e cultura, che suscitava l'ammirazione e lo stupore dei suoi contemporanei, ma anche perché si distinse in un contesto che non le era favorevole. Pagana in una città sempre più radicalmente cristiana, e donna tra schiere di filosofi uomini, Ipazia è stata dimenticata per secoli.
Gli Illuministi hanno il merito di aver messo nuovamente in evidenza il suo nome, benché oggi non ci sia un consenso assoluto sui motivi della sua morte. Molti affermano che Ipazia sarebbe stata uccisa dai cristiani perché era donna, pagana e troppo istruita. Secondo altri, invece, la sua morte sarebbe da ricondurre a un dissidio politico tra due parti contrapposte. Come per molte altre cose, è molto probabile che la verità stia nel mezzo.
Ripercorriamo qui la storia, le scoperte e il pensiero di un personaggio straordinario quale era Ipazia di Alessandria.
Chi era Ipazia di Alessandria
Le nostre due fonti principali su Ipazia di Alessandria sono due filosofi che vissero poco dopo di lei: uno è Damascio (458-550 d.C.), neoplatonico come lei; l'altro è lo storico Socrate Scolastico (380/390-439/450 d.C.). È in particolare quest'ultimo che ci racconta chi fosse Ipazia, e soprattutto quali fossero le sue capacità e la sua fama: "Ad Alessandria viveva una donna di nome Ipazia; era figlia del filosofo Teone. Ella giunse ad un tale grado di cultura che superò di gran lunga tutti i filosofi suoi contemporanei, ereditò la scuola platonica che era stata riportata in vita da Plotino, e spiegava tutte le scienze filosofiche a coloro che lo desideravano".
Secondo Socrate Scolastico, Ipazia era estremamente rispettata dai suoi contemporanei, e "non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini", perché "a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale".
Ipazia, estremamente colta, era disposta a raccontare a chiunque lo volesse le opere di qualsiasi filosofo, e secondo Damascio "il resto della città a buon diritto la amava e la ossequiava grandemente". Alessandria d'Egitto, al tempo, era ancora una città fiorente sia dal punto di vista commerciale sia da quello culturale. Era una città multietnica, abitata da persone di diverse provenienze e credo: non solo greci, ma anche egizi, giudei, arabi, siriani e persiani.
Alla morte del padre Teone, matematico-astronomo, Ipazia erditò la sua posizione a capo della scuola neoplatonica d’Alessandria. Non si sposò mai, dichiarandosi felicemente "sposata con la verità".
Il pensiero e le scoperte di Ipazia di Alessandria
Il padre di Ipazia d'Alessandria fu di fondamentale importanza per la sua istruzione e per il suo pensiero. Il Museion da lui diretto era una delle più importanti accademie dell'epoca, e fu proprio lì che Ipazia poté appassionarsi alla filosofia e alla scienza, iniziando dalla geometria e dall'aritmetica come voleva la tradizione della città.
Il poeta Pallada ricorda come Ipazia fosse affascinata dalla volta celeste: in un epigramma elogativo, le scrisse "verso il cielo è rivolto ogni tuo atto". Il cosmo era perfetto perché era un cerchio: avendo un centro, esso era in grado di tenere tutto legato insieme.
Ad oggi, purtroppo, non esistono più testimonianze dirette delle teorie e delle scoperte di Ipazia, anche a causa dell'incendio della grandiosa biblioteca della città. Abbiamo però diverse testimonianze indirette, tra cui le opere del padre e le lettere scambiate con altri scienziati dell'epoca.
Ipazia studiò il movimento dei pianeti ed arrivò a conclusioni straordinarie, che anticipavano di molti secoli le leggi di Keplero. Mise inoltre in discussione la, di fatto errata, teoria geocentrica di Tolomeo, anticpando di secoli anche la rivoluzione di Copernico. La studiosa evidenziò gli errori di Tolomio in un carteggio avuto con il padre, Commentaria a Tolomeo, avanzando i suoi dubbi sul fatto che il cosmo ruotasse intorno alla Terra.
A Ipazia d'Alessandria vengono attribuite diverse ingegnose invenzioni, tra cui l'areometro e l'astrolabio piano. L'aerometro era un apparecchio per determinare la densità di liquidi e di solidi. L’astrolabio, invece, è uno strumento composto da due dischi metallici forati uniti da un perno che permette loro di ruotare l'uno sull'altro. Veniva usato per calcolare il tempo e rendeva possibile localizzare il Sole e le stelle in base al giorno dell'anno. all'ora e alla latitudine.La brutale morte di Ipazia
Secondo Socrate Scolastico, le grandi doti di Ipazia attiravano non soltanto rispetto e riverenza, ma anche paura e invidua. Non c'è dubbio che la scelta di Ipazia di rimanere nubile per dedicarsi alla scienza possa aver preoccupato chi, al tempo, stava sempre maggiormente contestando il ruolo attivo della donna in società.
La fine del IV secolo rappresentò un momento decisivo per lo scontro tra pagani e cristiani, determinando la definitiva vittoria di questi ultimi. Nel 385, Teofilo di Alessandria era stato eletto come patriarca: qualche anno dopo, egli fece distruggere vari templi pagani. Morto nel 412, gli succedette il nipote Cirillo, che mise in atto strategie ancora più violente.
Cirillo si era dotato di quella che era di fatto una milizia privata, costituita dai cosiddetti chierici parabalanoi. Dopo uno scontro tra ebrei e cristiani, il vescovo fece cacciare gli ebrei da Alessandria.
Infine, nel marzo del 415, un gruppo di parabalanoi si appostò vicino all'abitazione di Ipazia, attendendo che rientrasse. Socrate Scolastico racconta che: "tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa [...]; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli".
L'autore, essendo cristiano, non riconduce l'azione dei chierici al vescovo, ma Damascio lo fece. Secondo lui, Cirillo, vedendo la gran quantità di persone che frequentava la casa di Ipazia, "si rose a tal punto nell’anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile, un’uccisione che fu tra tutte la più empia".