Le donne vittoriane di inizio Novecento praticavano il Jujitsu come strumento di difesa e di emancipazione
All'inizio del XX secolo, in tutti i paesi europei c’era ancora il suffragio ristretto, e le donne non potevano esprimere il loro voto, venendo di fatto escluse dalla vita politica degli Stati.
Le donne vittoriane di inizio Novecento praticavano il Jujitsu come strumento di difesa e di emancipazione
All'inizio del XX secolo, in tutti i paesi europei c’era ancora il suffragio ristretto, e le donne non potevano esprimere il loro voto, venendo di fatto escluse dalla vita politica degli Stati.

All'inizio del XX secolo, in tutti i paesi europei c’era ancora il suffragio ristretto, e le donne non potevano esprimere il loro voto, venendo di fatto escluse dalla vita politica degli Stati. Partito in Inghilterra, durante gli ultimi anni dell’800, il movimento femminista delle Suffraggette non si è fermato finché non ha raggiunto ciò che più voleva: il suffragio femminile. Arrivato solo nel 1918, questo è stato conquistato dopo anni di lotte e proteste da parte delle donne di tutto il mondo, oltre che inglesi.

La lotta fu però dura e intensa, e a inizio secolo il movimento femminile era esasperato dalla mancanza di progressi. Fu questo che spinse le suffraggette alla disobbedienza civile: ricorsero a grandi manifestazioni non autorizzate e ad altre tipologie di attività illegali. Il conflitto si fece più duro, mese dopo mese. Molte donne venivano arrestate e subirono diversi tipi di violenza: coloro che erano in sciopero della fame venivano nutrite a forza con dei tubi di gomma. Durante le manifestazioni, i poliziotti le pestavano e le sbattevano a terra.

Il 18 novembre del 1910, un gruppo di circa 300 suffraggette si radunò davanti al Parlamento, incontrando un muro di poliziotti e di vigilanti. Lo scontro fisico che ne risultò portò a 100 arresti e, purtroppo, alla morte di due donne.

Dopo quell'episodio, molte donne iniziarono a mettersi del cartone sopra alle costole per proteggere le proprie ossa. Ma stava emergendo un altro e più efficace metodo per tutelarsi: l'antica arte marziale del jujitsu: una disciplina tradizionale che era praticata dai guerrieri giapponesi (bushi) nel medioevo, ma probabilmente antichissima (risale forse al 700 a.C.). Il jujitsu enfatizza l'importanza di usare la forza dell'aggressore contro di lui, sfruttando il suo stesso slancio e andando a colpirlo in alcuni punti critici.

In Inghilterra, l'ascesa del jujistu fu favorita, in età vittoriana (1837-1901) da un cambio di visione culturale. All'inizio XIX secolo, infatti, la crescita della popolazione e la Rivoluzione Industriale aveva portato ad un incremento dei crimini violenti, e dunque all'uso di armi. Le forme di difesa violente, però, non erano in linea con la morale vittoriana, e il jujistu si rivelò un ottimo compromesso, perché non richiedeva forza muscolare ed era praticabile anche dalle donne. Il medico Lauder Brunton scrisse che la disciplina "sviluppava le parti più nobili del cervello". Permetteva alle donne di difendersi in maniera "elegante" e, soprattutto, aumentava la loro autostima e la sicurezza.

Una figura di fondamentale importanza per le Suffraggette, in questo senso, fu Edith Garrud. Era una donna minuta, alta appena 1 metro e mezzo, ma sapeva come difendersi. Cominciò ad insegnare jujistu alla Women's Social and Political Union (WSPU), l'organizzazione delle suffraggette, aiutandole a fronteggiare non soltanto la polizia, ma anche i cittadini irati che contestavano con violenza le loro richieste politiche.

Garrud teneva lezioni con regolarità, dedicate esclusivamente alle Suffraggette, e nel 1910 scrisse un articolo sul quotidiano della WSPU, Votes for Women. Il suo testo sottolineava la praticabilità e l'utilità della disciplina e la indicava come strumento chiave per fronteggiare la polizia e il governo.

Il dojo di Edith Garrud

Il jujistu contribuì a rendere le donne del primo Novecento più sicure di se e quindi più indipendenti. Oggi, l'uso di questa arte marziale da parte delle donne di età edoardiana è detto Suffrajitsu. Le donne impararono non solo a difendersi nel pubblico, ma anche nel privato: il fatto che riuscissero a combattere permise loro di evitare qualsiasi forma di violenza domestica.

Nel 1965, il giornalista Godfrey Winn intervistò Edith Garrud per il suo 94esimo compleanno. Lei ricordò un incontro con un poliziotto avvenuto durante una manifestazione davanti al Parlamento. "Muoviti, non puoi ostruire questo punto" le aveva detto l'uomo. "Mi scusi" rispose Edith. "Ma è lei che sta ostruendo il passaggio". Quindi rovesciò il poliziotto sulle proprie spalle e lo scagliò a terra.

Illustrazione pubblicata su Punch Magazine nel 1910, con la scritta “La suffragetta che conosceva il Ju-Jitsu”
Illustrazione pubblicata su Punch Magazine nel 1910, con la scritta “La suffragetta che conosceva il Ju-Jitsu” // Wikimedia
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