Quando il sergente giapponese Shoichi Yokoi tornò a casa, dopo quasi tre decenni passati a nascondersi, la sua reazione iniziale non fu certo di felicità: "Ritorno con grande imbarazzo".
Al tempo 56enne, Yokoi aveva passato gli ultimi 27 anni conducendo una scomoda esistenza nelle selvagge giungle di Guam, dove era fuggito per evitare la cattura da parte delle forze americane, che avevano invaso l'isola nell'agosto del 1944. Yokoi non fu certo l'unico a fuggire: furono circa 5.000 i soldati giapponesi che si rifiutarono di arrendersi dopo la Battaglia di Guam, preferendo una vita in fuga alla vergogna di venir detenuto come prigioniero di guerra.
Gli Alleati catturarono o uccisero la maggior parte dei fuggiaschi nel giro di pochi mesi, ma circa 130 erano ancora nascosti quando finì la Seconda Guerra Mondiale, nel settembre del 1945. Yokoi fu uno degli ultimi a restare in fuga, offrendo un esempio estremo della filosofia che i giapponesi chiamano Bushidō, che enfatizza l'onore e l'auto-sacrificio.

Nel 1997, sul New York Times, Nicholas D. Kristof notò che "egli fu l'epitome dei valori dell'anteguerra: diligenza, lealtà all'imperatore e ganbaru, una parole giapponese che significa, più o meno, arrancare tenacemente nei momenti difficili". Quando tornò in patria, Yokoi stimolò un dibattito su cosa la sua storia rappresentasse: i migliori impulsi di spirito nazionale o i più folli.
L'avventura di Yokoi nelle foreste iniziò dopo che le forze americane avevano distrutto il suo reggimento, nell'estate del 1944. Fuggì nella giungla insieme ad a un gruppo di 9 o 10 altri soldati. Fin dall'inizio fecero moltissima attenzione a non essere scoperti, cancellando ogni loro impronta mentre si muovevano nel sottobosco".
Inizialmente, il gruppo sopravvisse nutrendosi del bestiame dei contadini locali. Ma man mano che il loro numero scendeva e aumentavano le probabilità di essere scoperti, essi si ritirarono in regioni ancora più remote dell'isola, abitando in caverne o in rifugi sotterranei, e mangiando cocco, papaya, gamberi, rospi, anguille e ratti. Yokoi, che era stato un sarto, creò abiti usando la corteccia degli alberi e usò le fasi lunari per calcolare il il passare del tempo.

Alla fine, Yokoi si separò dai suoi compagni, che si arresero o morirono a causa del difficile stile di vita. Yokoi mantenne dei contatti sporadici con altri due fuggiaschi, che però morirono durante una alluvione del 1964. Da allora, l'uomo rimase in totale isolamento.

Alla fine, il 24 gennaio del 1972, i pescatori Jesus M. Duenas e Manuel D. Garcia avvistarono Yokoi che controllava una trappola di bambù per i pesci. Pare che l'uomo andò totalmente nel panico quando vide due esseri umani per la prima volta dopo così tanti anni. Temette che gli americani potessero rinchiuderlo in una prigione, e questa sarebbe stata la massima vergogna del mondo per un soldato giapponese, ma anche per la sua famiglia.
Dopo che Yokoi ebbe raccontato la sua storia, gli ufficiali di Guam si organizzarono per rimpatriarlo in Giappone. Ma l'uomo continuò a resistere, perché, anche se aveva visto pagine di giornale che attestavano la fine del conflitto, era sicuro che si trattasse di propaganda americana. "A noi soldati giapponesi era stato detto di preferire la morte alla disgrazia di venire catturati vivi".