In passato le Isole Blasket erano abitate da popoli che parlavano la lingua irlandese, e che hanno dato un ricco contributo alla cultura d'Irlanda. I popoli delle Isole Blasket vivevano prevalentemente di pesca e di coltivazione. Nei tempi recenti questo stile di vita non era sufficiente per la sussistenza delle famiglie, che emigrarono in massa nel Massachussetts. L'arcipelago divenne definitivamente disabitato nel 1953. Fu una scelta dettata anche da motivi di sicurezza. Il nome gaelico delle isole è infatti "Na Blascaoidí", e alcuni pensano che venga dal nordico antico "brasker", ovvero "posto pericoloso".
Spesso le condizioni meteo sono estreme e per il governo irlandese diventava sempre più difficile garantire i servizi di emergenza ai residenti. L'evacuazione delle Isole Blasker fu dunque decisa di comune accordo tra gli abitanti e il governo.
Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, gli isolani furono il soggetto di diversi studi antropologici e linguistici, da studiosi come Robin Flower, George Derwent Thomson e Kenneth H. Jackson. La loro influenza spinse alcuni isolani a scrivere opere per testimoniare le tradizioni dell'arcipelago e la sua cultura. La preziosa letteratura delle isole Blasket comprende L'isolano di Tomás Ó Criomhthain, Peig di Peig Sayers e Vent'anni in crescita di Muiris Ó Súilleabháin.
Peig Sayer decise di raccogliere in alcuni scritti le storie con cui intratteneva i suoi compagni isolani, soprattutto nelle notti più fredde e tempestose. Tomás O’ Crohan ha invece deciso tramandare ai posteri racconti della vita sull’isola.
Ogni isola dell'arcipelago ha delle caratteristiche sorprendenti. L’isola Inishvickillane, ad esempio, è conosciuta per la natura rigogliosa: si possono avvistare branchi di cervi rossi e intere colonie di pulcinelle di mare. L’isola di Tearaght invece possiede invece il faro più occidentale di tutta l'Irlanda ma anche la funicolare più rapida del vecchio continente.
Inishnabro è invece famosa per le grosse rocce, che sembrano quasi antiche cattedrali in rovina. Inishtooskert, invece, è chiamata "il Gigante addormentato" per via della sua forma inquietante.

La mappa dell'arcipelago dal libro di Tomás Ó Criomhthain // Wikimedia // PD













