Di medie dimensioni, con un peso compreso tra i 4 e 5 kg, l'irace del Capo ha coda e orecchie corte. Vive tra le fenditure nelle rocce, tipicamente in gruppi estesi che comprendono una sentinella, a cui è assegnato il compito di avvertire quando un predatore si avvicina.
Diversi studi sulle reti sociali degli iraci del Capo hanno evidenziato che le loro società seguono la regola dell'equilibrio cognitivo di Fritz Heider: seguono il principio "l'amico del mio amico è un mio amico" e del "il nemico del mio amico è un mio nemico", evitando così di generare configurazioni sociali non bilanciate. Si tratta del primo animale in cui è stata scoperta l'osservanza di questa regola.
Un'altra sorprendente particolarità di questi animali è che producono molti differenti versi e vocalizzi. Gli esemplari cresciuti in cattività possono produrre oltre 20 suoni, che possono veicolare informazioni complesse come l'età, lo status sociale e la condizione del "parlante". Ma c'è di più: i ricercatori hanno anche scoperto che gli iraci del Capo comunicano seguendo una sintassi ricca e abbastanza complessa, che varia in base alla zona geografica dell'animale, in quello che può essere visto come una sorta di "dialetto".
A dicembre del 2019 sono stati pubblicati i risultati di uno studio ventennale che si è concentrato sui richiami e sugli squitti degli iraci del Capo d'Israele, analizzandoli da un punto di vista linguistico. Lo studio, pubblicato su Evolution Letters, voleva determinare se il linguaggio di questi animali segue la Legge di Zipf, o "Legge della Brevità", che afferma che le parole utilizzate più frequentemente per comunicare tendono a diventare più corte di quelle meno comuni. Queste legge spiega come mai tendiamo ad abbreviare parole come "televisione" (in "Tv") o "università" (in "uni"): si tratta di un tentativo automatico di risparmio di energia. I risultati dello studio hanno svelato un nuovo livello di complessità per quanto riguarda gli iraci: le femmine, che tendono a vivere più vicine le une con le altre, producono richiami più lunghi ma meno sonori. I maschi, invece, che tendono ad essere più solitari, emettono richiami più rumorosi, anche a costo di utilizzare più energia. Più che la lunghezza, è proprio l'intensità del segnale che conta maggiormente nel mondo animale.