Uno sguardo intimo alla vita quotidiana di chi abita nella zona di alienazione di Chernobyl
Erano i primi di settembre e, mentre la macchina di Raul attraversava la Zona di Alienazione di Chernobyl, il fotografo poteva ammirare i cavalli selvaggi e la fauna fiorente.
Uno sguardo intimo alla vita quotidiana di chi abita nella zona di alienazione di Chernobyl
Erano i primi di settembre e, mentre la macchina di Raul attraversava la Zona di Alienazione di Chernobyl, il fotografo poteva ammirare i cavalli selvaggi e la fauna fiorente.
Erano i primi di settembre e, mentre la macchina di Raul attraversava la Zona di Alienazione di Chernobyl, il fotografo poteva ammirare i cavalli selvaggi e la fauna fiorente. Il paesaggio era pacifico e quieto, pervaso di tinte verdi e gialle. C'era il sole e faceva caldo: la bellezza di quello scenario era molto lontana dalla visione apocalittica che Raul si era prefigurato.

Il fotografo brasiliano Raul Arantes ha visitato la Zona di Alienazione di Chernobyl sei anni fa, nel 2014. Si tratta di un'area con un raggio di 30 km, intorno alla Centrale Nucleare che causò il disastro del 1986. La zona contiene diverse cittadine e villaggi, perlopiù disabitati. Ma ci sono alcuni residenti che, rifiutandosi di evacuare l'area, o tornando ad abitarla dopo il disastro, oggi sono ancora lì.
Sono conosciuti come "samosely" (in pressoché tutte le lingue). Quando Raul Arantes ha visitato la Zona, ce ne erano meno di 200, tutti quanti piuttosto anziani. I samosely si sostentano con risorse minimali, nutrendosi più di tutto con cibo coltivato da loro stessi. Alcuni rifiutano addirittura il supporto offerto dalle autorità.



Arantes ha scelto di ritrarre i samosely non appena ha scoperto che queste persone stavano ancora vivendo nella Zona proibita. Spinto dalla curiosità e da un naturale desiderio di esplorare e capire la natura umana, ha preferito concentrarsi sulle persone più che su edifici abbandonati. Era interessato a come è la vita in circostanze così particolari.
Teme che oggi, passati sei anni dal suo viaggio, gli abitanti di quei villaggi siano ancora meno di prima. Gli insediamenti sono posti a grande distanza l'uno dall'altro: molti dei samosely vivono completamente isolati.
Visitandoli e guidando in giro, uno degli argomenti più inevitabile è stato quello dell'influenza Russa sul paese.
Questi anziani superstiti passano il tempo dedicandosi all'orto e alla casa. In molte case, vecchie foto sono appese alle pareti. Reliquie di tempi passati, tempi più felici.
Un episodio che Raul Arantes ricorda in particolare è stato quando ha assistito all'incontro di alcuni parenti che stavano visitando uno degli abitanti di un villaggio.



Allontanandosi da Chernobyl, alcune aree sono completamente libere dalle radiazioni, ed è facile vedere persone che pescano e che coltivano ortaggi. La zona è più sicura di quanto non si pensi, anche se ci sono alcuni luoghi ancora molto contaminati: il fotografo ha portato un contatore Geiger per tenere sott'occhio il livello di radioattività.
Mentre molti villaggi sono liberi dalle scorie, ci sono dei punti in cui si riscontrano picchi violenti, specialmente a Pripyat e in alcuni edifici. Raul è però riuscito a sentirsi relativamente al sicuro.
Man mano che il tempo passa, la natura riconquista il proprio territorio. I villaggi si coprono di vegetazione, le persone invecchiano e vengono a mancare. "L'invisibilità della mortalità diventa apparente" conclude Raul.



Raul Arantes: sito web - Instagram - Twitter


Ringraziamo Raul Arantes per aver condiviso con noi la sua storia e averci dato il permesso di postare le sue foto - We thank Raul Arantes for sharing his story with us and for bestowing us the permission to post his photos

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