La storia di Chico Mendes, ucciso 30 anni fa per le sue lotte in difesa dell'Amazzonia
Nel 1987 le Nazioni Unite lo riconobbero come uno dei più influenti difensori della natura, con il premio Global 500. Chico Mendes fu un difensore della foresta, strenuo lottatore per la tutela dell'Amazzonia, proprio per questo ucciso il 22 dicembre 1988.
La storia di Chico Mendes, ucciso 30 anni fa per le sue lotte in difesa dell'Amazzonia
Nel 1987 le Nazioni Unite lo riconobbero come uno dei più influenti difensori della natura, con il premio Global 500. Chico Mendes fu un difensore della foresta, strenuo lottatore per la tutela dell'Amazzonia, proprio per questo ucciso il 22 dicembre 1988.
Nel 1987 le Nazioni Unite lo riconobbero come uno dei più influenti difensori della natura, con il premio Global 500. Chico Mendes fu un difensore della foresta, strenuo lottatore per la tutela dell'Amazzonia, proprio per questo ucciso il 22 dicembre 1988.


Chico Mendes e l'unione dei seringueiro



Chico Mendes nacque con il nome di Francisco Alves Mendes Filho. Fin da giovanissimo era un estrattore di caucciù, un "seringueiro": così erano chiamati gli operai che estraevano la gomma naturale dall'albero Hevea brasiliensis, nella Foresta Amazzonica. Il nome è derivato da quello con cui i portoghesi chiamavano questo albero: seringueira. I raccoglitori di gomma vivevano nella foresta già da oltre cent'anni, raccogliendo anche noci brasiliane e guadagnandosi da vivere in modo totalmente sostenibile.
Ma questa tranquillità venne messa in pericolo proprio negli anni della gioventù di Mendes, quando iniziò l'aggressivo disboscamento delle foreste delle Amazzoni da parte di chi voleva nuovi spazi da coltivare e per creare pascoli, ma anche per l'estrazione di minerali preziosi e legname pregiato.
La concezione dell'Amazzonia di Chico Mendes era diversa: era quella di una foresta primordiale, di una natura in simbiosi con l'uomo, in grado di crescere con esso, vivendo in armonia. Proprio per questo il seringueiro si batté fin da subito per fermare la deforestazione e lo sfruttamento del grande patrimonio verde del sud America. Mendes formò un'unione di seringueiros e creò aree protette, riserve estrattive gestite da comunità locali. Al suo fianco si schierarono contadini, indios, sindacalisti, preti e politici. Un esercito di paladini in lotta per proteggere un luogo senza padroni, uno dei più grandi patrimoni dell'umanità.

Chico Mendes e sua moglie

Chico Mendes fondò diversi Partiti e Sindacati dei lavoratori, e la difesa della foresta si accostò a quella dei diritti degli ultimi. Per proteggere le riserve, insieme ai suoi, usarono la tecnica dell'"empate", in cui i raccoglitori della gomma semplicemente bloccavano le strade verso le riserve, prevenendo la loro distruzione.
Il Sindacato si riunì nel 1985 a Brasilia, e vi parteciparono lavoratori di tutto il paese. Fu un'enorme incontro, e ci fu un confronto sulle minacce ai loro mezzi di sussistenza, ma anche su temi come la pavimentazione delle strade, al pascolo del bestiame e alla deformazione. Il meeting fu così importante che venne seguito anche da movimenti internazionali ambientalisti.
La visione di Mendes era particolarmente degna di nota, perché non credeva che il raccolto del caucciù fosse sostenibile, da solo. I seringueiros, secondo lui, dovevano sviluppare un sistema più olistico e cooperativo, basato su una varietà di prodotti della foresta come noci, frutta, oli e fibre. Inoltre, pensava che ci fosse bisogno di concentrarsi sulla costruzione di comunità forti, con educazione di qualità per i figli.

Chico Mendes incide un albero della gomma nel luglio 1988

La sua lotta, forte e pacifica allo stesso tempo, fece infuriare i grandi latifondisti, ma anche il pre-esistente sindacato brasiliano dell'Unione Democratica Ruralista.

L'assassinio del difensore delle Amazzoni




Nel 1988 un uomo chiamato Darly Alves da Silva comprò una parte di una riserva di gomma in cui vivevano i parenti di Mendes. La vendita venne contestata dalla famiglia del venditore, dal momento che secondo loro lui non aveva il diritto legale di vendere. Ma da Silva cercò di scacciare tutti dalla terra, per farne dei ranch. I raccoglitori di caucciù della riserva si opposero, e i blocchi stradali da loro predisposti riuscirono a bloccarlo. Nello stesso anno, Mendes lanciò una campagna per fermare le attività di da Silva nell'area, dal momento che i suoi abitanti volevano che fosse una riserva. Mendes non solo riuscì a fermare la deforestazione, ma scoprì anche che da Silva aveva commesso un omicidio a Paraná, e riuscì ad avere un mandato di arresto. Ma la polizia federale lo ignorò.
Per anni, Mendes aveva già ricevuto minacce di morte. Negli ultimi mesi del 1988 dei sicari assunti da da Silva cominciarono a seguire i suoi movimenti. Alla fine, il 22 dicembre, il protettore delle Amazzoni venne assassinato a 44 anni nella sua Xapuri. A commettere il fatto fu Darci, figlio di da Silva. Una settimana prima, in occasione del suo compleanno, aveva predetto che non sarebbe arrivato a Natale.
Dopo il fatto, nonostante i suoi assassini vennero processati, era diffusa l'idea che le unioni dei rancher e l'Unione Democratica Ruralista, ma soprattutto la polizia brasiliana, rimanessero impuniti per il ruolo avuto in tutta la faccenda.

Nel 2013, in suo onore venne nominata una specie di passerino del Brasile, appena scoperta: Zimmerius chicomendesi
Zimmerius chicomendesi


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Chico Mendes e la sua eredità: cosa possiamo imparare dalla sua storia



In questi giorni, ad Agosto 2019, la foresta delle Amazzoni è colpita da violentissimi incendi. Il presidente del Brasile di estrema destra Bolsonaro ha rifiutato gli aiuti economici offerti dal G7 e, nei mesi scorsi, ha attuato violente politiche a favore della deforestazione, ma ha anche allentato le tutele nei confronti di questo "polmone verde del mondo". In un mondo scosso dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, in cui i giovani iniziano a protestare con la dovuta forza contro la scarsità delle iniziative degli organi nazionali e sovranazionali, gli incendi sono la tragica conseguenza dell'innalzamento delle temperature, e a loro volta peggiorano ulteriormente la situazione. "La nostra casa è in fiamme", urlano i giovani. Molti adulti sembrano far finta di ascoltare, ma siamo ancora lontani dall'attuazione di politiche radicali a difesa dell'ambiente, che mettano in discussione – purtroppo è necessario – sistemi di produzione e stili di vita che i nostri padri consideravano come diritti acquisiti e indiscutibili. Il tutto può essere fatto non rinunciando alla tecnologia, ma anzi usando la tecnologia più avanzata per ottenere comfort in modo responsabile e rispettoso dell'ambiente.
La visione olistica, di profondo rispetto della natura e di comunione con essa, proposta da Mendes, è un ottimo punto di partenza per proposte culturali che sconfessino quelle ultra-capitalistiche dei nostri padri. E allo stesso tempo la celebrazione dello spirito di comunità, di collaborazione e di lezioni da dare ai nostri figli. Il mondo rifiorirà, guarirà, se ognuno di noi pensa all'importanza di introdurre nel nostro quotidiano uno spirito di responsabilità verso l'ambiente e verso la comunità. Il guadagno immediato degli imprenditori che approfittano delle politiche di Bolsonaro non dovrebbe valer nulla se messo in confronto al valore che ha la protezione della casa che sarà dei loro figli, dei loro nipoti, e che è stata dei loro antenati, lontanissimi umani che quegli alberi li abitavano, invece di distruggerli.

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