Ballerine, intrattenitrici, cantanti e musiciste, queste donne erano (e sono tutt’ora) delle vere artiste. Portatrici di una bellezza angelica e di un’eleganza raffinata, il suono soave dei loro canti iniziò a farsi sentire nelle feste importati giapponesi a partire dalla metà del 1700 quando, nel giro di pochi anni, sostituirono completamente i tradizionali “giullari”.
Donne d’arte, così venivano definite dalla cultura giapponese, educate tramite regole rigidissime, tanto sacrificio e principi ben precisi.
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L’educazione di una geisha
Diventare geisha non era affatto scontato e non erano molte le ragazze che riuscivano a compiere tutto il percorso necessario per raggiungere il titolo. Già da giovanissime erano molti gli insegnamenti da apprendere e le regole da rispettare, e queste condizionavano tutta la vita delle donne.
Il titolo precedente a quello geisha era quello di Maiko, questa giovane apprendista era caratterizzata da trucco abbondante e pettinature stravaganti ed è diventata, con il tempo, figura iconica della cultura giapponese (quasi più della geisha in sé). Bisognava aspettare i 21 anni per passare da Maiko a vera e propria geisha, ma arrivate a quel punto, avere un passato da Maiko significava aver compiuto l’intero percorso educativo e, di conseguenza, avere tutte le carte in regola per trascorrere una vita intera da geisha.
Geishe e prostituzione
Purtroppo come tante volte accade il tempo e il tramandarsi della cultura nel resto del mondo ha assegnato alle geishe un’etichetta completamente opposta alla realtà. L’idea arrivata in Europa fu quella di prostitute, donne servili e accondiscendenti ad ogni decisione maschile, capaci di compiacere ogni desiderio e di allietare l’uomo con canti e balli. Niente di più sbagliato.
Le geishe, simbolo di emancipazione femminile, di arte e carattere, vennero così macchiate per sempre con un’idea che non corrispondeva al vero.
L’evento che più portò a questo spiacevole fraintendimento si consumò durante la seconda guerra mondiale: per accontentare i soldato americani furono ingaggiate alcune prostitute, queste vennero chiamate dai soldati “Geisha girls” pur non essendo geishe. Fu facile, una volta tornati in Occidente, confondere il ruolo delle geishe.
Un altro dettaglio, molto importante, è quello relativo all’abbigliamento: mentre le prostitute portano l’Obi (il fiocco fatto con la cintura di tessuto intorno alla vita) davanti, le geishe lo portano sulla schiena. Naturalmente questo particolare è stato spesse volte confuso dagli occidentali.
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La raccolta di foto
Solo adesso, dopo avervele fatte conoscere un po’ meglio, vi mostro la nostra raccolta di foto. Queste donne affascinanti, libere ed estremamente all’avanguardia, sono qui ritratte in diversi momenti e pose della loro quotidianità.
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Delle giovani mentre suonano vari strumenti musicali: samisen, fuye, taiko, e tsuzumi.

Detroit Publishing Co // Wikimedia
Foto di geishe dalla George Grantham Bain Collection 1900

PD // Wikimedia

PD // Wikimedia

PD // Wikimedia
Sul retro la foto recita: geisha di Kanegawa, una fiorente cittadina costiera del Giappone

National Museum of Denmark from Denmark // Wikimedia
Una geisha vestita per la cerimonia del tè. L'outfit è simile a quello di una maiko, ma il colletto rigirato la identifica come geisha

Geishe che suonano degli shamisen

Joi Ito from Inbamura, Japan // Wikimedia // CC
Una giovane ragazza giapponese in una foto posteriore alla seconda guerra mondiale

Geisha in abbigliamento tipico, Giappone, 1931.
