Caratterizzata da un interesse per il non senziente, si tratta di un tipo di rappresentazione e di una forma d'arte che è stata popolare in diversi movimenti, culture e periodi storici. Grandi figure come Paul Cézanne e Pablo Picasso condividevano la visione di Manet sulla natura morta.
Ecco cosa è la natura morta e come si è evoluta negli ultimi secoli.
Cos'è la natura morta
Un'opera d'arte di può definire natura morta se rappresenta oggetti inanimati, solitamente posti su un tavolo. Molto spesso, la natura morta rappresenta oggetti organici, come frutta e fiori, ma anche oggetti di uso domestico come tessuti e porcellane.
Il termine "natura morta" deriva dalla parola olandese stilleven, che divenne famosa nel XVI secolo. Il genere, tuttavia, trova le sue radici in tempi ben più antichi.
Annuncio Sponsorizzato
Annuncio Sponsorizzato
Storia della natura morta
Nell'antichità
Gli esempi più antichi di natura morta di cui siamo a conoscenza sono stati creati dagli antichi egizi nel XV secolo a.C. Sono stati scoperti dipinti funerari di cibo (tra cui ortaggi, pesce e carne) in antiche tombe: il più famoso è quello della tomba di Menna, le cui pareti sono adornate con scene incredibilmente dettagliate della vita quotidiana.
Gli antichi greci e romani crearono anch'essi delle raffigurazioni di oggetti inanimati, soprattutto sotto forma di mosaico, ma anche di affresco. Uno degli esempi più noti è stato trovato su un muro di Pompei, e risale al I secolo: è chiamato "Natura morta con fruttiera di vetro colma e vasi".
Nel Medioevo
Nel Medioevo gli artisti impiegarono la raffigurazione della natura morta per fini religiosi. Oggetti come monete, gusci di conchiglia e frutta possono essere visti sui margini dei manoscritti medievali. In questo periodo si affermò una grande attenzione al valore simbolico degli oggetti. Così, i fiori appassiti diventano ad esempio monito del fatto che la bellezza è effimera e passeggera. L'oggetto della natura morta è quasi sempre simbolo di un messaggio, e mai fine a se stesso.
Un esempio si può vedere in Ore di Caterina di Clèves, del XV secolo.
Nel Rinascimento
Gli artisti rinascimentali del Nord-Europa contribuirono a rendere popolare la natura morta con i loro dipinti floreali. Secondo il Metropolitan Museum of Art, di solito, queste opere mostravano fiori colorati provenienti "da diversi paesi e diversi continenti in un unico vaso, e ad un unico momento di fioritura".
Spesso, inoltre, i fiori erano gli unici protagonisti dei dipinti. Nel XVII secolo, però, crebbe l'interesse anche nei confronti della raffigurazione di oggetti di uso quotidiano.
Gli artisti olandesi portarono la natura morta al passo successivo con i dipinti afferenti al tema della vanitas, una natura morta con elementi simbolici allusivi al tema della caducità della vita. Come il memento mori, è un ammonimento alla condizione effimera dell'esistenza. Queste opere, oltre ai fiori, includono oggetti come teschi umani e candele consumate.
Nell'arte moderna
La natura morta rimase in voga in molti movimenti artistici moderni. Fu in particolare il post-impressionismo che vide un rinnovato interesse in questo tipo di raffigurazione, quando Vincent Van Gogh si interessò all'uso di vasi di fiori come soggetto delle opere, e quando Cézanne dipinse una famosa serie di nature morte che rappresentavano oggetti come mele e bottiglie di vino.
Alcune opere di Cézanne omaggiarono anche il genere della vanitas, includendo nuovamente teschi per ricordare la caducità della vita.
Maestri cubisti come Pablo Picasso e Georges Braque, ma anche il pioniere della Pop Art Roy Lichtenstein, dedicarono diverse opere agli oggetti di uso quotidiano, dai cesti di frutta a recenti invenzioni tecnologiche.
Annuncio Sponsorizzato
Annuncio Sponsorizzato
Nell'arte contemporanea
Oggi diversi artisti hanno ripreso la tradizione della natura morte declinandola in modi nuovi. Un esempio è la rappresentazione iper-realistica degli oggetti, come nell'opera di Tjalf Sparnaay.