Nella seconda metà del XIX secolo, artisti neo-impressionisti come Georges Seurat e Paul Signac furono i pionieri di una nuova tecnica pittorica nominata puntinismo. Ai tempi, il puntinismo fu una vera e propria rivoluzione: stanchi delle tecniche tradizionali, gli artisti cercarono nuovi per catturare "un'impressione" di paesaggi e di vita quotidiana.
Seurat e Signac si ispirarono alle ultime scoperte scientifiche per capire come "ingannare" la percezione umana e fare in modo che l'opera diventasse "più della somma delle sue parti". Così, un insieme di puntini colorati può diventare un'immagine straordinariamente vivida.Storia e caratteristiche del puntinismo
Parte dei movimenti post-impressionisti, il puntinismo è una tecnica che consiste nella pittura di tantissimi punti colorati, disposti meticolosamente in modo da comporre un'immagine unica.
Se gli impressionisti, come Monet, usavano piccoli tocchi di pennello, i pittori puntinisti portarono quest'idea ancora oltre. Piccoli puntini di colore puro, visti da lontano, si uniscono per formare immagini dettagliate che comprendono una gamma di toni più completa di quella fornita dai punti da soli.
Il termine "puntinismo" fu in realtà coniato dai critici d'arte che, verso la fine degli anni '80 dell'Ottocento, volevano ridicolizzare i lavori di questi pittori. Come successe per tanti altri movimenti artistici della storia, oggi il termine denigratorio ha assunto sfumature unicamente positive.
Il puntinismo nacque in seguito a nuova scoperte in materia di ottica. Fu constatato che non esiste un vero "colore locale": il chimico francese Michel Eugène Chevreul osservò che quando due colori vengono giustapposti, ognuno esercita un'influenza sull'altro. Si arrivò ad osservare che non c'è necessità che i colori siano più mescolati sulla tavolozza: basta che siano accostati sulla tela, cosicché la fusione avvenga nella retina dell'osservatore.
Chevreul aveva notato che quando un colore viene posto su un foglio bianco, ai suoi lati si può percepire un'aura del suo colore complementare. Così, combinando due colori complementari, l'aura dell'uno rafforza l'altro, aumentandone reciprocamente l'intensità.
A risultati molto simili giunse il fisico Nicholas Ogden Rood: secondo le sue ricerche, giustapponendo i colori primari è possibile creare un effetto più piacevole e intenso rispetto a quello che si ottiene mischiando direttamente i pigmenti.
Gli artisti pionieri del puntinismo
Il primo pioniere del puntinismo fu il pittore francese Georges Seurat, fondatore del movimento neoimpressionista. Uno dei suoi più grandi capolavori, Una domenica pomeriggio sull'isola di La Grande Jatte (1884-1886), fu uno dei principali esempi del puntinismo.
L'opera raffigura i parigini del XIX secolo mentre si rilassano sulla Senna. Un altro dei suoi lavori, Bagnanti ad Asnières (1884) rappresenta i bagnanti su un'altra sponda del fiume. Entrambi i dipinti sono realizzati con una gamma di piacevoli tinte estive.
Un altro importante artista fu Paul Signac, che studiò il puntinismo con Seurat. Fin dal 1886, l'artista francese lavorò con questo stile per tutta la sua carriera. Tra i suoi lavori più noti c'è L'Albero di Pino a Saint Tropez, che raffigura un pino dai colori vivaci, ritratto nel sud della Francia (un posto dove l'artista passava tutte le sue estati). Un altro dipinto è Un Dimanche, che raffigura una coppia parigina insieme al loro gatto.
Eredità del puntinismo
Il puntinismo raggiunse il suo picco negli anni '90 del 1800. Molti artisti dell'epoca scelsero di adottare questa tecnica, la cui popolarità scemò nel tempo.
Nel frattempo, però, il puntinismo arrivò in Italia, dove prese il nome di divisionismo. A differenza dei francesi, i divisionisti si rifacevano al tardo Romanticismo più che all'Impressionismo. Tra gli altri, Gaetano Previati si pose come il teorico del movimento, pubblicando il trattato La tecnica della pittura. La seconda generazione di divisionisti sfocerà nel Futurismo.