Letteralmente, la parola ikebana significa "fiori viventi". I principi dello Zen ispirano anche quella che è "la via dei fiori" (o kadō), un altro modo di indicare l'arte dei fiori.
Usando rametti, boccioli e foglie per creare varie forme, l'ikebana può essere una forma espressiva potente, in grado di comunicare molte emozioni diverse.
L'ikebana ha raggiunto un picco nel XVI secolo, ma l'arte dei fiori giapponese ha avuto un nuovo slancio oggi. L'attenzione estetica ai colori, alle forme e alle linee si accordano bene alla società odierna.
Adriano at it.wikipedia
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La storia delle composizioni floreali giapponesi
Le piante sono una parte importante della tradizione religiosa shintoista. Era pratica comune lasciare fiori e piante come dono di benvenuto per gli spiriti (kami) venerati nello shintoismo.
Nel VII secolo, quando in Giappone arrivò anche il Buddhismo, si continuò a lasciare fiori come offerte, e pian piano le composizioni si fecero sempre più simmetriche e simboliche.
“Ike Bana in stile Ike-no-bo”, di Suzuki Harunobu, ca. 1765
Ikebana, The New York Public Library Digital Collections. 1910 – 1919
Molto tempo dopo, verso la fine del XV secolo, lo shōgun Ashikaga Yoshimasa spinse fortemente la cerimonia del tè e l'ikebana, convinto che le offerte agli dei dovessero essere pensate in modo speciale, e iniziando a codificare una serie di linee guida per le composizioni floreali.
Nel XVI secolo c'erano c'è diverse scuole di ikebana, e la tradizione era uscita da un contesto strettamente religioso. Era praticata anche dai generali, che credevano che potesse aiutarli a liberare la mente e a prendere decisioni più lucide sul campo di battaglia. All'epoca, le persone avevano anche alcove nelle loro case, chiamate tokonoma, dove porre le disposizioni floreali.
Anche se dopo il XVII secolo l'ikebana è diventata meno popolare, oggi ci sono ancora più di 1000 scuole di quest'arte. La più antica si trova nel tempio Rokkaku-dō, a Kyoto: era stata fondata da un monaco nel XV secolo.
Suisen (Narciso) in a Flat Green Dish, di Utagawa Toyohiro. Periodo Edo.
Stile rikka da "Rikka-zu narabini Sunamono", 1673
I principi dell'ikebana
In Giappone, fiori e piante hanno un significato simbolico. C'è dunque grande attenzione al materiale utilizzato, che può anche dipendere in base alla stagione.
Per esempio, il pino sempreverde indica l'eternità ed è usato spesso per l'Anno Nuovo. Il bambù, invece, simbolizza la giovane flessibilità, mentre i rametti di albicocca in fiore rappresentano l'età avanzata.
Ma non sono solo i fiori ad esprimere significati: anche le forme e i colori possono farlo. Ad esempio, a marzo, stagione di forti venti in Giappone, molte composizioni hanno i rami curvi, per indicare i movimento del vento. I fiori bianchi, invece, che simbolizzano l'acqua, sono tenuti per scongiurare l'eventualità che la casa vada a fuoco. E per lo stesso motivo si tende ad evitare l'uso di fiori rossi, visto che indicano il fuoco. Il linguaggio dei fiori è conosciuto anche come hanakotoba.
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Visto che l'ikebana è entrato nella cultura giapponese attraverso il buddhismo, diversi aspetti filosofici derivano dalla religione. Chi pratica l'ikebana ritiene che queste composizioni debbano essere create in silenzio e con pazienza. L'aspetto meditativo aiuta a comprendere nel profondo i materiali, ad apprezzarli e a sviluppare un legame forte con la natura.
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Different views of an arrangement focusing on contrast and lines Material: Agapanthus, willow, leave, ceramic container #nageire #sogetsu #ikebanard pic.twitter.com/lSObaoNA55
— Ikebanard (@ikebanard) 3 luglio 2018