Fordlandia, la piantagione di gomma che Henry Ford abbandonò in mezzo alla foresta amazzonica
Erano gli anni '20 ed Henry Ford stava godendo di tutti i benefici del grande boom dell'industria automobilistica. Pioniere della catena di montaggio, che rivoluzionò le modalità produttive e permise di massimizzare la standardizzazione di pezzi e prodotti, la sua compagnia stava vendendo migliaia su migliaia di automobili.
Fordlandia, la piantagione di gomma che Henry Ford abbandonò in mezzo alla foresta amazzonica
Erano gli anni '20 ed Henry Ford stava godendo di tutti i benefici del grande boom dell'industria automobilistica. Pioniere della catena di montaggio, che rivoluzionò le modalità produttive e permise di massimizzare la standardizzazione di pezzi e prodotti, la sua compagnia stava vendendo migliaia su migliaia di automobili.

Erano gli anni '20 ed Henry Ford stava godendo di tutti i benefici del grande boom dell'industria automobilistica. Pioniere della catena di montaggio, che rivoluzionò le modalità produttive e permise di massimizzare la standardizzazione di pezzi e prodotti, la sua compagnia stava vendendo migliaia su migliaia di automobili.

Quello che di cui aveva bisogno, però erano enormi quantità di gomma per i pneumatici. I produttori di gomma nell'Asia Orientale, tuttavia, detenevano di fatto un monopolio che faceva aumentare i prezzi dei materiali grezzi. Ford, dunque, ebbe un'idea: creare, nel bel mezzo della foresta amazzonica, la più grande piantagione di gomma del mondo (a tutti gli effetti, le Amazzoni sono un habitat naturale per gli alberi della gomma).

Un deposito di Fordlandia

Il tycoon dell'automobile comprò oltre 6 milioni di acri e diede alla sua "colonia" un nome non troppo fantasioso: Fordlândia. Ford arrivò a costruirvi un ospedale, una centrale elettrica, una biblioteca, un campo da golf, un hotel e centinaia di piccole abitazioni per gli impiegati. Man mano che la comunità crebbe, a Fordlândia fiorirono piccoli business come panetterie, macellerie, ristorante e negozi di scarpe.

Una fattoria di Fordlandia

Gli impiegati americani furono a tutti gli effetti trasferiti in questo piccolo "pezzo d'America" lungo il Rio delle Amazzoni, dove, insieme ai nativi brasiliani che accettarono di andare a vivere nell'insediamento per lavorare alla fabbrica, furono costretti a seguire il famoso "stile di vita sano". Come è noto, la visione di Ford sulla gestione del lavoro e dei dipendenti andava ben oltre le ore trascorse in fabbrica: egli sconfinava nella vita personale degli impiegati, prescrivendo certi comportamenti e proibendone altri (primo tra tutti, il bere alcol). 

Una casa di Fordlandia nel 2009Una strada sul lungofiume di FordlandiaFordlandia vista dall'alto

Sfortunatamente (almeno per Ford), Fordlândia si dimostrò un grande insuccesso. Gli alberelli di gomma piantati da Ford, senza il consulto di botanici, crebbero a malapena, e quelli che riuscirono a crescere vennero colpiti da un batterio delle foglie che li rovinò totalmente. Per la fine degli anni '20, la malaria divenne un serio problema. Nel dicembre del 1930 ci furono rivolte da parte dei lavoratori, che ruppero finestre e ribaltarono i veicoli nelle strade. Dopo le rivolte, che durarono meno di tre giorni, il lavorò continuò, ma i risultati furono scarsi e non giustificarono i milioni di dollari che Ford aveva versato nella giungla.

Nel 1933, dopo aver accettato la sconfitta, Ford comprò un nuovo appezzamento di terra oltre al fiume, chiamandolo Belterra. All'inizio, il nuovo tentativo sembrò promettente, ma i progressi furono lenti e dopo 10 anni di lavoro Ford realizzò che i risultati cercati, le 38.000 tonnellate di lattice, erano un po' lontani dai 750 fino a quel momento prodotti.

Ford si ritirò dall'industria della gomma nel 1945, dopo aver perso oltre 20 milioni di dollari nelle Amazzoni (oltre 200 milioni di dollari odierni). Il governo brasiliano comprò tutte le terre di Ford per la misera cifra di 250.000 dollari. Oggi, alcune strutture di Fordlândia e Belterra rimangono visibili, e sono connotati dal triste fascino dell'abbandono e dalla vaga amerezza non solo del fallimento, ma di un'iniziativa che era sbagliata fin dall'inizio.

Una casa standard di Fordlandia nel 1931Il vecchio ospedale
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