Demogorgone: dalle origini del mito a Stranger Things
Non si è trattato certo della prima volta che il mondo ha sentito il suo nome, ma il Demogorgone ha senza dubbio acquisito maggiore visibilità, tale da non essere mai stata raggiunta in passato, grazie alla serie TV horror, esclusiva della piattaforma Netflix, Stranger Things.
Demogorgone: dalle origini del mito a Stranger Things
Non si è trattato certo della prima volta che il mondo ha sentito il suo nome, ma il Demogorgone ha senza dubbio acquisito maggiore visibilità, tale da non essere mai stata raggiunta in passato, grazie alla serie TV horror, esclusiva della piattaforma Netflix, Stranger Things.

Non si è trattato certo della prima volta che il mondo ha sentito il suo nome, ma il Demogorgone ha senza dubbio acquisito maggiore visibilità, tale da non essere mai stata raggiunta in passato, grazie alla serie TV horror, esclusiva della piattaforma Netflix, Stranger Things. Nella serie, ideata dai fratelli Matt e Doss Duffer, la creatura è conosciuta anche come Signore dei Demoni nel gioco di ruolo fantasy Dungeons & Dragons. Siamo andati a scavare a fondo, immergendoci nei meandri più oscuri della storia, per scoprire le origini del mito.

In un dramma lirico del 1820 scritto da Percy Shelley, due sorelle si imbarcano in un pericoloso viaggio negli inferi alla ricerca del Demogorgone, il “Supremo Tiranno” che governa su uomini, bestie e perfino fantasmi. A quale scopo rischiare la propria vita in questa ricerca? Nel dramma le due sorelle vogliono persuadere il demone ad aiutare uno sfortunato individuo di nome Prometeo. Quando la ricerca ha successo e le due sorelle si ritrovano davanti il Demogorgone – il quale abita una oscura caverna – tutto ciò che riescono a vedere è una “potente oscurità” in grado di emettere “raggi di oscurità”. Quasi un ossimoro, quasi un paradosso. Come il voler immaginare una fonte di luce di colore nero (potreste farvi un’idea con alcuni particolari dettagli grafici del videogame Hollow Knights). In ogni caso, torniamo alle sorelle: ritrovatesi faccia a faccia con il demone, il Demogorgone non soltanto non strappa via loro la vita ma, alquanto loquace, decide perfino di aiutarle. Pensate che l’opera si conclude con la creatura che tiene un discorso finale sull’amore. Quale spaventoso demone, eh…?

Bene, ma Shelley, vi starete chiedendo, da dove ha preso ispirazione per la creazione del Demogorgone? Di certo sappiamo che non fu opera sua. L’idea di questa creatura circolava in letteratura già da circa 500 anni (viene nominata da Giovanni Boccaccio e Edmund Spenser, per dirne due a caso). Molti erano gli scrittori che consideravano il Demogorgone il padre degli Dèi. Il termine assomiglia senza dubbio a due parole greche antiche: “Dèmos” (che significa “popolo”) e “Gorgon” (riferito a Medusa, la perfida creatura il cui solo sguardo bastava per trasformare gli uomini in pietra).

Ma “Demogorgone” non era nemmeno una divinità che faceva parte della mitlogia greca o romana e, a dirla tutta, non era nemmeno una parola reale. La popolarità del termine risale addirittura al lontano 1300, comparendo per le prime volte nella letteratura latina nella città italiana di Firenze. Jean Seznac, defunto storico ed esperto in mitologia affermò al riguardo: “Demogorgone è un errore grammaticale, e per questo errore è diventato un Dio”.

Il Demogorgone, inizialmente, non aveva nemmeno un nome preciso negli antichi poemi latini. James K. Coleman, assistente professore di italiano all’Università di Pittsburgh scrisse di questa creatura: “Nel poema epico latino di Lucan, il Pharsalia, la strega Erichto costringe alcune divinità infernali a eseguire i suoi ordini minacciando altrimenti di invocare il terribile dio che anche loro temono. Quindi, nella Tebaide di Stazio, il profeta Tiresia si riferisce al terribile ‘Signore del Triplice Mondo’, di cui si rifiuta di pronunciare il nome”. Il fatto che questi antichi scrittori non utilizzassero un nome preciso per indicare questa creatura permise a scrittori successivi di introdurre una loro libera interpretazione. Ad esempio, come si vede nell’immagine di copertina, l’artista tedesco Hendrick Goltzius (1558-1617) ritrasse uno splendido dipinto intitolato “Demogorgon in the Cave of Eternity”, senza possedere alcun reale riscontro delle caratteristiche fisiche di un “Demogorgone”, qualsiasi cosa volesse dire all’epoca, in base alle interpretazioni (appunto). Goltzius lo immaginò come un uomo anziano intento a scrivere un testo, mentre con l’altra mano sembra effettuare qualche tipo di calcolo (forse basato sulla posizione degli astri celesti in base al suo punto di vista?). Dalle sue labbra spunta uno sbuffo di fumo al termine del quale sembra materializzarsi una “bolla” contenente una figura femminile. La figura dell’uomo anziano (secondo il portale ufficiale dell’Art Museum della Princeton University) si basa su un passaggio dell’antico testo “De Consulate Stilichonis” redatto dal poeta romano Claudiano (IV Secolo). In esso un vecchio residente in una grotta è intento a determinare il numero e la natura stessa delle stelle, scrivendo al contempo le leggi che governano il destino di tutti gli uomini.

Hendrick Goltzius, Demogorgone nella Grotta dell'Eternità (1590-99)
Hendrick Goltzius, Demogorgone nella Grotta dell'Eternità (1590-99) // artmuseum.princeton.edu

Secondo Lewis, come affermato in un suo libro di letteratura medievale e rinascimentale, uno scriba medievale leggendo la parola greca “demiurgo” (il nome che Platone diede al Creatore dell’Universo) la trascrisse per errore in “Demogorgon”. “Questa è forse l’unica volta in cui un errore di trascrizione di uno scriba ha vissuto un tale successo in termini di visibilità”, affermò Lewis.

Nel XIV secolo lo scrittore italiano Boccaccio lo dichiarò “Padre degli Dèi Greci”. Boccaccio, secondo Coleman, non era particolarmente preparato sul greco antico. Presumibilmente lo scrittore italiano si imbatté nel termine “Demogorgone” e lo prese alla lettera, come verità assoluta. Secondo lo stesso Boccaccio il Demogorgone è “una figura oscura, avvolta da nuvole e tenebre che ne mascherano ogni dettaglio dell’aspetto”.

Dopo la trasformazione da entità apocrifa a divinità suprema portata da Boccaccio, il Demogorgone divenne (come diremmo oggi) virale. Molti scrittori e poeti iniziarono a citare la creatura, da Ficino a Verino, passando per Boiardo e perfino Ludovico Ariosto. La creatura divenne talmente celebre che nel 1565 un manichino raffigurante il Demogorgone sfilò per le strade di Firenze durante una processione nuziale dei Medici.

Il semplice errore di uno scriba ha trasformato la parola “Demiurgo” in un demone perfetto per i film dell’orrore, come appunto Stranger Things. Il fatto che i testi antichi non fornissero una descrizione fisica dettagliata di questa temuta creatura permise agli autori e agli artisti venuti in seguito di liberare la propria immaginazione. Coleman, infine, chiude così l’argomento: “Quando i testi storici parlano di divinità classiche come Apollo o Ade è difficile, per noi, risalire fino alla vera fonte. Fino alla persona precisa che ispirato tali racconti. Ma quando si parla del Demogorgone possiamo risalire fino alla fonte della sua creazione”.

Il Demogorgone re-immaginato in Stranger Things
Il Demogorgone re-immaginato in Stranger Things // Netflix

Immagine di copertina tratta dal dipinto originale: artmuseum.princeton.edu

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