Quando ci viene fatto un torto, o subiamo un'ingiustizia, il bisogno di riequilibrare la situazione è assolutamente fisiologico. Oggi la vendetta portata a termine con la violenza non è più un'opzione percorribile, per fortuna. Ma nella storia non è sempre stato così, specialmente quando a vendicarsi erano persone che potevano evitare di considerare le conseguenze. Nei libri di storia, se cerchiamo bene, troviamo un sacco di racconti di vendetta, spesso su scala colossale e decisamente eclatanti. Ecco a voi alcuni degli atti di vendetta più brutali della storia. Ovviamente, questa lista è anche una rassegna di molti, molti episodi di violenza, ma non intende proporla come soluzione di un conflitto.
Tiro era un importante insediamento fenicio. Durante le sue campagne contro la Persia, Alessandro Magno voleva conquistare la città per togliere ai persiani il loro ultimo porto. Ma il suo esercito non era in grado di catturare la città con mezzi convenzionali, perché era su un'isola. All'inizio, Alessandro informò gli abitanti di Tiro che, si fossero sottomessi e se gli avessero concesso di fare un sacrificio al tempio di Melqart, che lui identificava con Eracle, avrebbe risparmiato le loro vite. Gli abitanti di Tiro si rifiutarono, opponendo resistenza. Allora Alessandro Magno mandò dei negoziatori, ma i Tirii li uccisero e li annegarono.
Allora, Alessandro fece costruire un terrapieno per arrivare all'isola, una strada rialzata che avrebbe permesso all'esercito di invaderla. Questa costruzione, fatta con le pietre, è visibile ancora oggi. Il progetto aveva l'obiettivo di avvicinarsi alle mura, ma l'acqua sempre più profonda e i continui attacchi dei Tirii resero la cosa impossibile. Vennero allora realizzate due torri, poste all'estremità del terrapieno. Queste torri caricavano dispositivi d'artiglieria: catapulte in alto per aprire una breccia nelle mura, e alcune baliste più in basso per lanciare rocce o per attaccare le navi ai lati.
I Tirii risposero mandando una vecchia nave a cui era stato dato fuoco. Alessandro Magno consumò allora la sua vendetta raccogliendo navi dalle città fenicie che aveva conquistato in precedenza, e il re di Cipro gli mandò 120 ulteriori galee. Con una flotta di 223 galee, invase Tiro e uccise 8000 uomini, perdendone 400. Gli altri cittadini di Tiro vennero venduti come schiavi. Ancora oggi l'isola di Tiro è collegata alla terraferma grazie alla strada costruita da Alessandro.
Giulio Cesare fu rapito dai pirati quando era giovane, mentre viaggiava verso Roma lungo il Mar Egeo. Durate la prigionia, egli mantenne un atteggiamento di superiorità, e promise ai pirati che li avrebbe fatti crocifiggere, dal primo all'ultimo. Loro presero la minaccia come uno scherzo, ma dopo che il riscatto venne pagato, grazie ai compagni di Cesare che si erano recati a Mileto a raccogliere i 50 talenti d'argento, egli consumò la sua vendetta senza esitazione. Catturò ogni pirata e li imprigionò tutti. Come atto di clemenza, tuttavia, prima di crocifiggerli tagliò loro la gola.
La principessa Olga sposò Igor di Kiev tra il 901 e il 903. Igor, tuttavia, venne assassinato dai membri della tribù dei Drevljani durante una rivolta, anta a causa di una tassa che egli aveva imposto. Olga divenne reggente del regno, ma il figlio Svyatoslav aveva soltanto tre anni, al tempo. I Drevljani volevano che Olga sposasse il Principe Mal, affinché lui diventasse il regnante di Kiev, ma la principessa era determinata a rimanere reggente per anni, per poter lasciare il posto al figlio una volta cresciuto abbastanza. I Drevljani le mandarono 20 dei loro uomini migliori per convincerla a sposarsi, e lei li fece seppellire vivi.
La vendetta non finì qui: in seguito Olga disse al principe che avrebbe accettato la proposta, invitandolo a mandare i suoi uomini migliori per accompagnarla lungo il viaggio. Quando arrivarono lei li accolse con cortesia, ma li invitò a rinfrescarsi nelle saune dopo il lungo viaggio. Quando furono entrati tutti, ella chiuse la porta a chiave e diede fuoco al locale, bruciandoli vivi.
Dopo aver conquistato il territorio dei Kara Khitay, quello di Genghis Khan si guadagnò un confine con l'impero di Corasmia, governato da Shah Ala ad-Din Muhammad. Lo Shah era in lite con il califfo di Baghdad, che voleva istigare una guerra tra lui e i Mongoli. Prima della vittoria del Khan sui Kara Khitay, lo Shah ricevette dei messaggi dagli ambasciatori mongoli. Gengis Khan non aveva intenzione di invadere la Corasmia, dal momento che la Mongolia prospettava di guadagnare molto dagli scambi commerciali con quest'ultima.
Il Khan mandò una carovana di 500 musulmani per stabilire ufficialmente i commerci. Pensando fossero spie, lo Shah li fece arrestare tutti. Il Khan allora mandò tre ambasciatori, ma questi vennero massacrati insieme ai mercanti. Il Khan lo considerò un affronto insopportabile, e dal momento che riteneva sacri gli ambasciatori. Per vendicarsi della Corasmia, la invase e in meno di due anni l'impero fu totalmente distrutto. Purtroppo, si fa addirittura fatica a ricostruisce il linguaggio dell'Impero Corasmio.
In seguito chiamata “leonessa sanguinaria”, la corsara Jeanne de Clisson nacque in una famiglia nobile nel 1300. Dopo aver perso due mariti da giovanissima, si sposò con un bretone benestante che, partito in guerra, venne ingiustamente accusato di tradimento dai francesi, imprigionato e decapitato. Furente, Jeanne de Clisson giurò vendetta.
Vendette la sua tenuta e comprò tre navi da guerra, formando un esercito di uomini fedeli. Le tre navi da guerra, che portavano vele rosse, vennero chiamate “La Mia Vendetta”. Le navi partirono alla caccia di navi francesi. La leonessa massacrò diverse flotte, lasciando pochi uomini affinché portassero la notizia al Re di Francia. La sua vendetta contro la Francia durò 13 anni, finché non lasciò la vita da pirata per sposare un Lord inglese.
Per formare un'alleanza, Alfonso IV del Portogallo aveva bisogno che suo figlio Pietro sposasse Constanza, la figlia del Principe di Villena. Insieme a Constanza si presentò la sua dama di compagnia, Ines de Castro, figlia aristocratica di un'importante famiglia galiziana. Pietro si innamorò non di Constanza, ma di Ines, e Constanza morì dopo aver partorito il figlio di Pietro. Per evitare uno scandalo, Alfonso impedì ad Ines di entrare a palazzo e negò a suo figlio la possibilità di sposarla. Pietro e Ines iniziarono ad incontrarsi in segreto, e Pietro disse che l'avrebbe sposata anche se il padre lo aveva proibito. Alfonso mandò tre uomini ad ucciderla e a decapitarla davanti a uno dei figli.
Preso dall'ira, Pietro si rivoltò contro il padre, che aveva vinto ma che morì poco tempo dopo. Quando divenne Re, Pietro cercò gli uomini che avevano ucciso la sua Ines. Quando scapparono nel Regno di Castiglia, il nuovo Re riuscì a farli catturare concedendo ai castigliani tre loro fuggitivi in cambio. Condusse un processo pubblico, e dopo averli dichiarati colpevoli consumò la vendetta strappando loro il cuore con le sue stesse mani.
Quella dei 47 ronin è una storia molto famosa, in Giappone. Iniziò nel 1701. Il giovane signore di Ako, Asano Naganori, venne incaricato della preparazione di un ricevimento per gli inviati dell'Imperatore al castello Edo. Insieme ad un altro signore, Asano Naganori andò da un potente ufficiale per avere informazioni sull'etichetta di corte. L'ufficiale, tuttavia, li trattò con rudezza e li insultò perché i due si erano rifiutati di corromperlo. Questo offese Asano, che perse la pazienza e attaccò l'ufficiale con un pugnale, ferendolo in faccia. Ogni tipo di violenza era proibita severamente nel castello Edo, e Asano fu costretto a commettere il suicidio rituale. I suoi beni e le sue terre furono confiscate, e i suoi samurai rimasero senza un padrone.
Dei 300 uomini di Asano, diventati ormai "ronin" ("uomo alla deriva"), 47 giurarono segretamente che avrebbero vendicato il loro signore, consapevoli che avrebbero affrontato punizioni estreme. L'ufficiale venne messo sotto protezione, dal momento che si aspettava vendette. Per ingannarlo, però il leader dei ronin Oishi si mise in viaggio verso Kyoto, passò tempo in bordelli e taverne e si comportò in modo osceno. Un giorno si ubriacò a tal punto da addormentarsi in strada. Presto, l'ufficiale abbassò la guardia, credendo che i ronin di Asano Naganori fossero in realtà soltanto dei cordardi.
Ma il 30 gennaio del 1703 essi attaccarono la tenuta dell'ufficiale e sconfissero tutti i suoi uomini. I ronin concessero a Kira la possibilità di effettuare il seppuku, il suicidio rituale. Ma Kira si limitò ad accucciarsi, tremando. Oishi lo uccise con lo stesso pugnale che Asano aveva utilizzato, tempo addietro, contro di lui. Dopo aver tagliato la testa dell'ufficiale, uno dei ronin la portò sulla tomba di Asano. Gli altri 46 si consegnarono subito alle autorità e poterono commettere seppuku con onore. Il 47esimo, Terasaka, venne perdonato dallo shogun.